Ep. 04 La zona erogena del mondo
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Ep. 04 La zona erogena del mondo

La zona erogena del mondo
Ragazzo cane (RC): Si, si così. Vai più giù, più giù. Ecco si così, brava. Bravissima. Aah. Che maiaolona. Uuu, aah, si aah. Siiiiiii. Maialona… Aah porcellona…

Narratore (N): Cari naviganti che ci seguite, questi gemiti che sentite sono del nostro Ragazzo Cane che in preda ad un sogno, quasi sicuramente erotico, sta vivendo un’avventura di piacere. Sulla barca del Commodoro, La Topa, sono le nove di una mattinata tranquilla.

Commodoro Wilkinson (CW): Sveglia ciurma… Giù dalle amache. Sveglia dormiglione. Ragazzo? Ragazzo Cane?

N: Il Commodoro Wilkinson sta cercando di risvegliare il dormiglione. Oggi è un giorno di lavoro a bordo della Topa, il vecchio peschereccio su cui vive il Commodoro e che da qualche giorno è diventata anche la dimora del Ragazzo Cane.

CW: Su avanti Ragazzo Cane, il sole è levato alto e i pesci scappano. Oggi si lavora.

RC: Che vuoi vecchio? Perché, perché? Stavo li con una moretta, su quell’amaca, in quella spiaggia… Perché mi hai svegliato? Ero sul più bello. Ero li sul…

CW: Perché è tardi per tutte le balene e abbiamo un lavoro importante che ci attende. Non ti sei scordato vero? C’è un pennello che attende…proprio te.

RC: Ma che pennello… porc… io si che avevo un pennello pronto, prima che mi svegliassi.

CW: Modera i toni stronzetto, se ancora l’idrominchia è nelle tue brache è meglio che tu vada in bagno. Io ti aspetto sul ponte per la colazione.

N: Nel porto sperduto, dimenticato dal tempo e dai turisti, La Topa e i suoi legni scoloriti e screpolati attendono un po’ di manutenzione. La chiglia, incrostata di alghe e ruggine, scricchiola con ogni onda che lambisce le sue fiancate. L'aria calda è impregnata di un odore salmastro e malinconico e i due insoliti amici iniziano a lavorare chiacchierando amabilmente.

RC: Beh Commodoro non sai che sogno meraviglioso hai interrotto poco fa. Una mora dai capelli lunghi e morbidi come la seta stava li accanto a me… con un costume da bagno color mango, una pelle profumata di ananas… mi baciava dolcemente e mi accarezzava… e mi…

CW: Basta così mandrillo. Il resto posso immaginarlo ragazzo. Diciamo che ti ha stimolato… Ti ho mai raccontato dell’avventura della zona erogena?

RC: In che senso vecchio? Stai parlando delle parti del corpo sensibili? Le zone erogene?

CW: No, assolutamente. Sto parlando dell’arcipelago Càlidos. La zona erogena del mondo.

RC: Mai sentito. E in quale parte del globo si troverebbe questa zona erogena del mondo?

CW: Se la memoria non mi inganna, a sud della Tasmania c’è un gruppo di isolette. Un paradiso tropicale dove le onde della passione lambiscono dolcemente le coste del desiderio. Sono le Càlidos. Sei veramente ignorante ragazzo. Come fai a non sapere.

RC: Sentimi bene Commodoro. Io non mi sono mai mosso da questo posto. Come faccio a conoscere le Càlidos. Non sono come te. E… se sono qui a scrostare la tua vecchia barca è proprio perché vorrei andare per mare con te. Alla scoperta del mondo. Passami la spatola.

CW: Ecco a te. Beh caro ragazzo devi sapere che in questo posto, bada bene non sono sicuro che sia ancora così, il tempo potrebbe averlo cambiato. Dicevo, molti anni fa quelle isole erano famose per le spiagge di pelle vellutata, baciate dal sole del piacere. I placidi venti caldi carezzano le dune sulla spiaggia, mentre le foreste nell’entroterra, nascondevano sentieri segreti verso estasi indescrivibili.

RC: E chi viveva in queste isole? C’erano città? Paesi? Villaggi? Chi c’era? Passami il cacciavite.

CW: Agli ordini. Ricordo solo un villaggio piuttosto vivace… Nipplewood. Si il nome era questo. Pensa tu me lo ricordo ancora. Era una ex colonia inglese. Vi erano donne bellissime, da toglierti il respiro e uomini con il fisico atletico.

RC: Nipplewood, e poi? Racconta!

CW: Si, dunque gli abitanti di quel villaggio in particolare, erano conosciuti nei mari del sud per le sculture in legno di bobunga. Essi, gli uomini adulti, scolpivano con il pene.

RC: (risata) Impossibile.

CW: Non sto fandoniando ragazzo. Legavano al membro uno scalpello di forma bizzarra e a colpi di pene, semi ubriachi, modellavano sapientemente la bobunga.

RC: Ma dai vecchio. Questa la stai inventando. Non possono esistere delle stronzate simili. Passami il raschietto grande.

CW: Che mi colpisse un pesce maglio. È la verità. Ecco il raschietto. E le donne durante questo rito, intorno al falò, cantavano e danzavano seminude al ritmo dei tamburi Jiri. Tamburelli ricavati dal legno della palma diriginga.

RC: Mi interessa, vai avanti. Donne… E come erano queste donne, descrivile.

CW: Ah se tu sapessi…Queste donne meravigliose avevano una bellezza che sfida la descrizione, con lunghi capelli neri intrecciati di fiori tropicali e occhi che brillavano come gemme.

RC: Capelli neri, occhi scintillanti… Passami la raspa e vai avanti?

CW: Dunque. Indossavano abiti tessuti a mano con colori vivaci e disegni intricati, che rappresentavano la ricchezza delle isole Càlidos. Le pelli scure color miele, baciate dal sole tropicale, le natiche alte e sode, i seni formosi con dei capezzoli invidiabili che ti sorridevano.

RC: Ti sorridevano i capezzoli o le ragazze?

CW: Entrambi.

RC: Se non ti fermi devo correre in bagno e appeso qui al lato della barca non è decisamente una buona cosa. Cambiamo discorso per favore. Gli uomini invece? Che cosa scolpivano su quell’isola?

CW: Gli uomini adulti dal fisico perfetto, Ragazzo Cane, scolpivano capezzoli, figliolo. Capezzoli invidiabili.

RC: In che senso? Dei seni?

CW: No, per tutte le alici. No. Non capisci un cazzo allora. Capezzoli! Dovrei averne uno in qualche baule, ma chissà… è passato tanto di quel tempo.

RC: Fammi capire bene. Gli uomini di quelle isole, prima si ubriacavano e poi scolpivano capezzoli. Ma che razza di bevanda riesce a farti perdere la ragione in questo modo? Passami il martello.

CW: Eccotelo. Ricordo di aver assaggiato la strana bevanda che li tramortiva prima di scolpire… Che botta… Incredibile, dolcissima e molto forte… solo che non ricordo il nome… vediamo… aspetta… (pausa per pensare) Si ecco era simile… al Rum… il “Rum Sussssurro” dal sapore ricco e aromatico. Non puoi sapere che cos’era. Mai bevuto nulla di così forte.

RC: Rum? E lo hai assaggiato? Accidenti ma quante cose hai bevuto nella tua vita?

CW: Tante, figliolo. Tante. Ricordo che sull’isola conobbi una ragazza, la figlia minore del principe delle isole. Vilsaffri. Era questo il nome. Ma guarda tu la mia memoria come funziona bene oggi.

RC: Vilsaffri? Sembra il nome di una ragazza brutta. Di un cesso.

CW: Tutt’altro Ragazzo Cane. Era splendida. E pensa che in una notte di festa, mentre gli uomini a colpi di pene scolpivano la bobunga, mi portò in gran segreto alla mistica grotta del G. Il punto più erogeno dell’isola.

RC: La mistica grotta del G… non sto nella pelle, racconta!

Vilsaffri: Un luogo meraviglioso che, secondo le nostre leggende, conduce a un tesoro di sensazioni ineguagliabili. È li che si distilla il Rum Susssurro. Nella grotta vi è una calda sorgente d’acqua dove noi, abitanti dell’isola, andiamo ad accoppiarci, dove le acque termali tolgono ogni tensione e risvegliavano i sensi più profondi. È in quell’acqua torbida post coito e con molte erbe e radici dolci, che noi donne di Càlida, dopo la copula distilliamo il Rum Susssurro.

N: Rum Susssurro. Questo straordinario rum offre un bouquet aromatico che evoca il dolce sussurro del vento tra le palme. Il suo colore ambrato brillante, promette un gusto forte e rotondo al palato, con note di vagina, caramello e un accenno di radici esotiche.

RC: Fantastico. Che storia incredibile. Rum Susssurro. Quanto vorrei assaggiarlo. Un giorno mi ci porterai vero? All’arcipelago Càlidos?

CW: Un giorno chissà… Bene ragazzo cane, il colore è pronto e adesso iniziamo ad usare il pennello. Mi raccomando Canesan dall’alto verso il basso.

N: Durante il lavoro con il pennello, il Commodoro Wilkinson raccontò ancora delle isole Càlidos e di come gli abitanti erano famosi per la loro accoglienza calorosa e i loro sorrisi maliziosi. Ogni ospite veniva trattato come un re o una regina, con massaggi rilassanti e deliziosi banchetti di baci appassionati. Le notti a Càlidos erano illuminate da stelle cadenti di scintillante eccitazione, creando un'atmosfera di magia che avvolgeva chiunque si avventurasse su queste isole.